CERAMICA STINGO

Via Stadera 91 - NAPOLI

Le vicende della ceramica Stingo, protagonista del panorama protoindustriale dell'area napoletana risalgono alla fine del '700: la prina notizia documentata di uno Stingo ceramista risale al 25 Gennaio 1771 quando Gaetano Stingo "faenzaro" di 25 anni sposa la coetanea Antonia Barone. L'indicazione risulta dal libro degli Sponsali tenuto all'epoca dalla distrutta chiesa di San Michele Arcangelo all'Arena ed ora conservato presso la parrocchia del Carmine. A Gaetano deceduto nel 1806 succede il figlio Pasquale (1796-1856), decoratore ceramista, che si ritiene abbia sposato una figlia di Biagio Giustiniani da cui nacque Giuseppe (circa 1827-1885) che sposò Aurelia di Matteo e che rilevò verso il 1860 le fornaci di proprietà della famiglia Giustiniani. A Giuseppe succedette il figlio Camillo (1856-1926) che incrementò la pristina produzione di mattonelle decorate con disegni abruzzesi ('a riggiola 'mpetenata) con suppellettili in terracotta: vasi da fiori, statuette o motivi decorativi per esterno della casa, e successivamente di uso domestico per le attività interne. In questo periodo, alla fine dell'800 la fabbrica Stingo, in fase di forte espansione, assorbì la ditta Barberio, già attiva nella zona da più di un secolo. Tale attività fu continuata ed ampliata dai figli Giuseppe, Gennaro ed Enrico che operarono tra il 1900 e il 1950 circa, sempre fruendo dai vecchi forni Giustiniani, di volta in volta ricostruiti nella loro struttura originaria nella sede di Via Marina; li nel quartiere che va dal Lavinaio al Borgoloreto, dal Ponte della Maddalena alla Marinella, si erano installate fina dal '600 gran parte della fabbriche di ceramiche, spingendosi oltre le mura e abbandonando la zona del Mercato dove si trovavano precedentemente. Il concentramento in quell'area si è protratto fino al secolo scorso, per la presenza di corsi d'acqua molto utili alla lavorazione della ceramica, e per la vicinanza al mare, utile al fine di ridurre le spese di trasporto. Notevoli in questo periodo gli interventi atti a ripristinare e conservare opere ceramiche in complessi quali San Severo alla Sanità, Il chiostro di Santa Chiara, il chiostro Gonzaga a San Martino, la pavimentazione della chiesa di Sant'Eligio, San Gregorio Armeno, la Cappella Pappacoda, la cupola della chiesa di San Marcellino, la rifazione, sua originale, del pronao della chiesa di Donnaregina. Dopo la seconda guerra mondiale gli Stingo si trasferiscono nella zona di Poggioreale nella sede ancora oggi attiva in Via Stadera 91. Attività perpetrata da Imma e Simona Stingo che ci onorano della loro amicizia.